domenica 21 dicembre 2008

Pensieri

"Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale.
A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male"

lunedì 15 dicembre 2008

ITACA

(quando il viaggio diventa la meta...)

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
nè nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente, e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

di Konstantinos Kavafis

...Attraversare le esperienze per poter acquisire doni, come la pazienza, la perseveranza, la comprensione, il perdono, la generosità, l'onore, la voglia di mettersi in gioco.
Imparare ad amare, senza aspettarsi che Itaca sia così ricca da contraccambiare,
l’importante è la possibilità di aver viaggiato verso di lei, per poterci arricchire.
Quindi l’ importante è il viaggio e come lo si vive.
Fare tutto questo senza aver paura.

lunedì 27 ottobre 2008

PICCOLI PER SEMPRE...

Ci sono quelle sere
che sono più dure,
dove serve bere via le paure
e dentro ci si sente
piccoli per sempre...

Ci sono quelle sere
belle da morire,
dove puoi giocare invece di dormire

quando ci si sente
piccoli per sempre...




domenica 5 ottobre 2008

5 ottobre 1980-5 ottobre 2008

Io non scordo Nanni De Angelis


lunedì 29 settembre 2008

Desideri

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
Così... Io non è che volevo essere felice, questo no.
Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:
il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito.
Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:
e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.
E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare,
più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
Non si ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare.
Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male
che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.

lunedì 15 settembre 2008

Post Atreju...




Abbiamo scelto di volare, si sa comporta rischi

non sempre il cielo è limpido e alcuni voli in picchiata
rischiano di spezzarci le ali..
Ma quelli come noi non conoscono paura
ma rabbia che trasformata in amore
ci porterà in alto ancora
fino alla prossima sfida, fino alla VITTORIA!!



giovedì 4 settembre 2008

ATREJU 2008

Dunque, ci siamo! Fra pochi giorni si alzerà il sipario su Atreju 2008 che si svolgerà a Roma dal 10 al 14 settembre, presso il Parco del Celio, a pochi passi dal Colosseo.
Dieci anni fa, quasi per gioco, iniziò questa folle avventura destinata a diventare la più importante manifestazione giovanile d’Italia. Da allora sono cambiate tante cose, ma la voglia di ragionare, stupire e divertirsi è rimasta la stessa. Il decennale di Atreju cade in un momento assai particolare di straordinarie evoluzioni in ogni ambito. Per la prima volta, la festa di Azione Giovani si apre alle altre esperienze politiche destinate a confluire nel Popolo della Libertà. Non solo. All’interno del villaggio avranno diritto di cittadinanza nuove associazioni culturali, sociali e sportive. Insomma, come sempre, Atreju sarà una festa di parte piuttosto che di partito. Che poi è il segreto del suo successo in questo lungo decennio ricco di gioie e sofferenza, di passione e coraggio.
Sono ore febbrili queste, in cui cresce oltre all’attesa dei partecipanti anche la curiosità dei giornalisti… Ma come sempre, il programma ufficiale verrà svelato sette giorni prima dell’inizio e sarà visibile anche su www.atreju.tv . Vi basti sapere che nei quattro giorni della Festa, succederà di tutto: tanta politica, ma anche solidarietà, cultura, sport, musica e cabaret, le mode del momento, il cibo, il vino, i balli, l’emozione del ritrovarsi ad un anno di distanza, insieme con l’impazienza di conoscersi per la prima volta. Nel palinsesto dei dibattiti ci sarà spazio per tanti temi diversi ed una molteplicità di relatori, tutti di grande spessore.
Segnaliamo solo due incontri, da subito, come gustosa anticipazione di ciò che verrà: l’appuntamento di sabato 13 alle 10 e 30 del mattino con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, posto a confronto con i rappresentati dei principali movimenti giovanili italiani, e l’incontro a tutto campo con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alle ore 18 e 30 di giovedì 11.

venerdì 29 agosto 2008

RITORNA IL MERCATINO DEL LIBRO USATO!

La crisi economica che ha investito il nostra paese,ma più in generale tutta Europa, inevitabilmente ha finito per colpire anche gli studenti e le loro famiglie per sostenere le spese scolastiche, anche l’istruzione si aggiunge alla lunga lista di voci del carovita. Da anni Azione Giovani e Azione Studentesca affrontano le battaglie che tutelano gli studenti, una fra queste è quella contro il caro-libri. Ogni anno, infatti, in tante federazioni italiane di Azione Giovani si svolge il Mercatino del Libro Usato, per cercare di risolvere questo problema che affligge le famiglie italiane, aumenti che spesso sono dovuti al cosiddetto “Cambio di copertina”, cioè una nuova ristampa del libro nel quale però cambia solo il colore, resta immutato il contenuto e naturalmente aumenta il prezzo! Il meccanismo, quindi, della scelta dei libri scolastici continua a nonfunzionare. Infatti, se da una parte il ministero dell’Istruzione ha fissato un tetto alla spesa per i libri di scuola, continuano a essere troppi gli istituti che comunque non rispettano questo vincolo. In pratica nonostante il Ministero abbia innalzato il tetto di spesa le scuole nonostante il margine maggiore di spesa consentito, continuano a superare le soglie fissate per legge. Si superano i limiti considerando non solo i prezzi dei libri indicati dalle scuole come testi da acquistare, ma se si conteggiano anche i dizionari, i libri di narrativa e gli atlanti, i conti per le famiglie italiane sono ben più salati. Quindi anche a Crotone questo anno il circolo “Sergio Ramelli” collaborando con Azione Studentesca, organizza il Mercatino del Libro Usato,proponendosi come valida alternativa all’ormai famosissimo intreccio fra case editrici e professori, che stanno rendendo le spese scolastiche sempre più elevate. L’iniziativa prenderà il via alla fine di Agosto per concludersi nel mese di Ottobre. Per monitorare la situazione nella nostra provincia verranno anche distribuiti agli studenti ed alle famiglie i tetti di spesa per le dotazioni librarie che il ministero dell'Istruzione ha previsto per l'anno scolastico 2008-2009, in modo da individuare gli istituti che sforano gli obblighi di legge, se il tetto di spesa verrà superato verranno fornite alle famiglie tutte le indicazioni per segnalare l’anomalia al Ministero dell’Istruzione ed all’antitrust.

Vi aspettiamo tutti i giorni in Via Napoli 39 (traversa di fronte YOCO) dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.30 alle ore 20.00 per poter vendere o acquistare libri usati!

giovedì 14 agosto 2008

Se il giudice entra in affari con il mafioso...

La discarica di Crotone, chiusa dopo la condanna per mafia del proprietario

CROTONE - A chi affidare l'amministrazione dei beni di un imprenditore condannato per mafia che - per legge - non può più amministrarli? A un parente incensurato? Al solito prestanome insospettabile? A Crotone, un condannato eccellente per garantirsi un futuro sereno ha fatto le cose in grande: ha scelto il procuratore capo della Repubblica che fra quattro giorni va in pensione. C'è molta promiscuità nella Calabria dei giudici. E per scoprire fino a dove si spingono certe amicizie, leggete questa storia.
A Crotone il costruttore più ricco e potente si chiama Raffaele Vrenna. Ha cantieri in tutta la provincia e anche fuori, è stato vicepresidente regionale di Confindustria, ha sei società per la raccolta di rifiuti e anche qualche legame molto stretto con gente di 'ndrangheta. Qualche anno fa le ombre sull'imprenditore sono diventate tali e tante - speculazioni selvagge in villaggi turistici, accordi con boss, scambi di voti - da provocare l'apertura di un'inchiesta giudiziaria. Il sostituto procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni - in forza a Crotone ma "applicato" alla distrettuale di Catanzaro - comincia le sue investigazioni. In silenzio e per mesi. Rispetta rigorosamente il segreto istruttorio e non informa, come prevede il codice, neanche il suo superiore diretto, il procuratore capo Franco Tricoli. Dopo due anni il pubblico ministero Bruni tira le sue conclusioni e, prima di chiudere l'indagine e firmare una richiesta di custodia cautelare contro Raffaele Vrenna, avvisa il procuratore capo del contenuto della sua inchiesta. Di tutto quello che ha accertato.
Lo fa con un certo imbarazzo. Anche perché la segretaria del procuratore capo, Patrizia Comito, è la moglie di Raffaele Vrenna, l'imputato principale della sua indagine. Il gip di Catanzaro respinge la richiesta d'arresto del sostituto procuratore Bruni, l'inchiesta va comunque avanti e due mesi fa - il 9 giugno, davanti al giudice dell'udienza preliminare Tiziana Macrì - l'imprenditore Vrenna viene condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e falso.
È a quel punto che si mettono in moto le procedure antimafia prefettizie: il ritiro dei nulla osta e dei certificati per tutte quelle imprese che fanno capo a Raffaele Vrenna. Una settimana fa il prefetto di Crotone Melchiorre Fallica ha così notificato un atto al commissario straordinario per i rifiuti della Calabria Goffredo Sottile: "Vietato scaricare in località Columbra negli spazi della ditta Sovreco". La Sovreco è di proprietà di Raffaele Vrenna ed è anche la più grande discarica della provincia. Subito dopo c'è stata una rivolta dei sindaci, all'improvviso è esplosa la paura per un'emergenza rifiuti alla napoletana.
Sono passati pochi giorni ed è cominciata a circolare la notizia che la discarica stava riaprendo "per motivi di ordini pubblico". È cominciata a circolare contemporaneamente anche la notizia che, dal prossimo mese, a fare da "garante" alle società dell'imprenditore sarebbe stato il procuratore capo della repubblica di Crotone Franco Tricoli. Ufficialmente è ancora in carica e al suo posto al palazzo di Giustizia, ma fra quattro giorni - il 18 agosto prossimo - andrà in pensione. Prima era soltanto una voce che si è rapidamente diffusa in tutta Crotone, soprattutto negli ambienti giudiziari e investigativi. Poi - ieri mattina 13 agosto - è stata scritta sul "Il Quotidiano della Calabria" e non smentita da Tricoli. Poi ancora è stato lo stesso procuratore capo a confermarlo ieri sera a Repubblica: "Una cosa è la vicenda processuale, una cosa è quello che farò da grande quando andrò in pensione fra qualche giorno.
Ho qualche piccolo dubbio a proposito dell'incarico che mi hanno proposto, probabilmente deciderò all'ultimo momento. Io decido sempre all'ultimo, fino a quando non c'è la firma non si può dire mai". E ha aggiunto il procuratore Tricoli: "Comunque quello che farò dopo la pensione sono affari miei". Un atto ufficiale ancora non c'è ma il procuratore Tricoli - stando alle sue parole - è molto vicino ad accettare l'incarico.
Da alcune indiscrezioni sembra che l'imprenditore Vrenna, che in passato è stato anche presidente di Confindustria a Crotone e della Crotone calcio, abbia ceduto le sue quote in varie società impegnate nel ciclo dei rifiuti nel contesto di una gestione che - ufficialmente - lo porterà a disinteressarsi della politica aziendale. Una sorta di blind trust. Uno stratagemma come tanti se non fosse per quel nome saltato fuori come d'incanto: il nome del procuratore Tricoli. Il capo diretto della moglie dell'imputato. Il capo del collega della stanza accanto (Pierpaolo Bruni) che per anni ha investigato su Raffaele Vrenna. Il capo dell'ufficio che rappresenta la pubblica accusa nella città di Crotone.
Tutto normale procuratore? "Per me parla la mia biografia di magistrato, porto la toga dal lontano 1967", risponde lui. I primi due anni come uditore a Catanzaro e gli altri trentanove tutti a Crotone. Giudice del lavoro, giudice dei minori, giudice istruttore, giudice di tribunale. Procuratore capo della Repubblica è da nove anni, dall'inizio del 1999. Quella stessa procura della Repubblica che fino a qualche settimana fa - prima del decreto sicurezza che ha affidato le competenze alle "distrettuali" in materia di sequestro e confisca di beni - avrebbe dovuto accertare la provenienza del denaro di Raffaele Vrenna e poi di eventuali misure di prevenzione. Tutto normale a Crotone, in Calabria. Tutto normale anche per il suo procuratore capo.


Mi verrebbe da dire "non ragioniam di loro, ma guarda e passa..."
Ma non si può eternamente stare a guardare.
Non ho parole per descrivere una cosa del genere, per qualcuno è normale;
a me fa solo schifo.
Mafia&Magistratura.
Se questo è il risveglio delle coscienze, se questa è la ribellione alla 'ndrangheta da parte dello Stato...allora siamo alla frutta.

venerdì 1 agosto 2008

L'ora della verità!


2 agosto 1980.
"E poi quel botto alla stazione che cancella tutto quanto..."
85 vittime innocenti.
3 colpevoli di comodo.
Nessun mandante.
Nessun movente.

Non vogliamo che la Verità resti sepolta tra le macerie di quella maledetta estate del 1980.
Perchè un'innocente paga con la morte civile.
Perchè 85 vittime chiedono ancora Giustizia.
Giustizia che non è stata ottenuta con la condanna di Fioravanti, Mambro e Ciavardini.
E' l'ora della verità.


giovedì 31 luglio 2008

Riflessioni


LA BIRRA E' LA PROVA
CHE DIO CI AMA
E VUOLE CHE SIAMO FELICI!

mercoledì 30 luglio 2008

Parole senza una meta

Un'estate poco calda.
Strana quest'estate.
Penso che forse dovrei partire, forse dovrei andare un pò più lontano per capire cosa cazzo sta succedendo...
Ma non ho la forza di muovermi perchè forse, in fondo, non c'è niente da capire.
Lo dice anche Baricco... "accadono cose che sono domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita ti risponde."
E allora sto aspettando proprio questo. Che la vita mi risponda.
Passeranno giorni, mesi, anni ma io non posso.
Io non posso decidere perchè non sono padrona di quella che a modo mio è "meravigliosa vita".
Lo so che un giorno il puzzle che sto cercando faticosamente di comporre si spezzerà, lo so.
Ma per ora lasciatemi sbagliare, perchè in fondo è quello che ho intenzione di fare.
Lasciatemi.
Sono dannatamente stanca.

martedì 22 luglio 2008

V per Vendetta


Evey: Tu pensi che far saltare in aria il parlamento renderà migliore questo paese?
V: Non vi sono certezze, solo opportunità.
Evey: Beh, puoi essere certo che Creedy incappuccerà chiunque si presenti, dal primo all'ultimo.
V: I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli.
Evey: E tu farai in modo che questo accada facendo esplodere un palazzo?
V: Il palazzo è un simbolo, come lo è l'atto di distruggerlo. Sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli. Da solo un simbolo è privo di significato, ma con un bel numero di persone alle spalle fare saltare un palazzo può cambiare il mondo.

venerdì 18 luglio 2008

CLOCKWORK ORANGE

19 luglio 1992 - 19 luglio 2008 PAOLO VIVE!

"La mia vità è qui, e qui combatterò,
per la terra dei miei padri..."

A 16 anni dalla strage di Via d'Amelio.
Per ammirarti, per seguire il tuo esempio, per non dimenticare.
Noi siamo qui.
PAOLO VIVE!


lunedì 14 luglio 2008

«La strage di Bologna, fu un incidente della resistenza palestinese»

Cossiga compie 80 anni:
Moro? Sapevo di averlo condannato a morte

Presidente Cossiga, auguri per i suoi ottant'anni. Lei è sempre malatissimo, e tende sempre a relativizzare il suo cursus honorum "Viminale, Palazzo Madama, Palazzo Chigi, Quirinale" . Eppure la vita le ha dato longevità e potere. Come se lo spiega?
«Ma io sono ammalatissimo sul serio! Nove operazioni, di cui cinque gravi, una della durata di sette ore, seguita da tre giorni di terapia intensiva. Ma resisto. Come si dice in sardo: "Pelle mala no moridi"; i cattivi non muoiono. E io buono non sono. Io relativizzo tutto quello che non attiene all'eterno. E poi, come spiego in un libro che uscirà a ottobre, "A carte scoperte", scritto con Renato Farina, tutte le cariche le ho ricoperte perché in quel momento e per quel posto non c'era nessun altro disponibile. Io uomo di potere? Sempre a ottobre uscirà un altro libro — "Damnatio memoriae in vita" — con tutti gli articoli, lettere e pseudo saggi di insulti e peggio pubblicati durante il mio settennato contro di me da Repubblica ed Espresso ».

A trent'anni dalla morte di Moro, il consulente che le inviò il Dipartimento di Stato, Steve Pieczenick, ha detto: «Con Cossiga e Andreotti decidemmo di lasciarlo morire». Quell'uomo mente? Ricorda male? Ci fu un fraintendimento tra voi? O a un certo punto eravate rassegnati a non salvare Moro?
«Quando, con il Pci di Berlinguer, ho optato per la linea della fermezza, ero certo e consapevole che, salvo un miracolo, avevamo condannato Moro a morte. Altri si sono scoperti trattativisti in seguito; la famiglia Moro, poi, se l'è presa solo con me, mai con i comunisti. Il punto è che, a differenza di molti cattolici sociali, convinti che lo Stato sia una sovrastruttura della società civile, io ero e resto convinto che lo Stato sia un valore. Per Moro non era così: la dignità dello Stato, come ha scritto, non valeva l'interesse del suo nipotino Luca».

Esclude che le Br furono usate da poteri stranieri che volevano Moro morto?
«Solo la dietrologia, che è la fantasia della Storia, sostiene questo. Tutta questa insistenza sulla "storia criminale" d'Italia è opera non di studiosi, ma di scribacchini. Gente che, non sapendo scrivere di storia e non essendo riusciti a farsi eleggere a nessuna carica, scrivono di dietrologia. Fantasy, appunto ».

Quale idea si è fatto sulle stragi definite di «Stato», da piazza Fontana a piazza della Loggia? La Dc ha responsabilità dirette? Sapeva almeno qualcosa?
«Non sapeva nulla e nessuna responsabilità aveva. Molto meno di quelle che il Pci (penso all'"album di famiglia" della Rossanda) aveva per il terrorismo rosso».

Perché lei è certo dell'innocenza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna? Dove vanno cercati i veri colpevoli?
«Lo dico perché di terrorismo me ne intendo. La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della "resistenza palestinese" che, autorizzata dal "lodo Moro" a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche».

Scusi, i palestinesi trasportavano l'esplosivo sui treni delle Ferrovie dello Stato?
«Divenni presidente del Consiglio poco dopo, e fui informato dai carabinieri che le cose erano andate così. Anche le altre versioni che raccolsi collimavano. Se è per questo, i palestinesi trasportarono un missile sulla macchina di Pifano, il capo degli autonomi di via dei Volsci. Dopo il suo arresto ricevetti per vie traverse un telegramma di protesta da George Habbash, il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina: "Quel missile è mio. State violando il nostro accordo. Liberate subito il povero Pifano"».

C'è qualcosa ancora da chiarire nel ruolo di Gladio, di cui lei da sottosegretario alla Difesa fu uno dei padri?
«I padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore. Anche se mi sono fatto insegnare a Capo Marrangiu a usare il plastico».

Il plastico?
«I ragazzi della scuola di Gladio erano piuttosto bravi. Forse oggi non avrei il coraggio, ma posseggo ancora la tecnica per far saltare un portone. Non è difficile: si manipola questa sostanza che pare pongo, la si mette attorno alla struttura portante, quindi la si fa saltare con una miccia o elettricamente... ».

E' sicuro che il plastico di Gladio non sia stato usato davvero?
«Sì, ne sono sicuro. Gli uomini di Gladio erano ex partigiani. Era vietato arruolare monarchici, fascisti o anche solo parenti di fascisti: un ufficiale di complemento fu cacciato dopo il suo matrimonio con la figlia di un dirigente Msi. Quasi tutti erano azionisti, socialisti, lamalfiani. I democristiani erano pochissimi: nel mio partito la diffidenza antiatlantica è sempre stata forte. Del resto, la Santa Sede era ostile all'ingresso dell'Italia nell'Alleanza Atlantica. Contrari furono Dossetti e Gui, che pure sarebbe divenuto ministro della Difesa. Moro fu costretto a calci a entrare in aula per votare sì. E dico a calci non metaforicamente. Quando parlavo del Quirinale con La Malfa, mi diceva: "Io non c'andrò mai. Sono troppo filoatlantico per avere i voti democristiani e comunisti"».

Qual è secondo lei la vera genesi di Tangentopoli? Fu un complotto per far cadere il vecchio sistema? Ordito da chi? Di Pietro fu demiurgo o pedina? In quali mani?
«Credo che gli Stati Uniti e la Cia non ne siano stati estranei; così come certo non sono stati estranei alle "disgrazie" di Andreotti e di Craxi. Di Pietro? Quello del prestito di cento milioni restituito all'odore dell'inchiesta ministeriale in una scatola di scarpe? Un burattino esibizionista, naturalmente ».

La Cia? E in che modo?
«Attraverso informazioni soffiate alle procure. E attraverso la mafia. Andreotti e Craxi sono stati i più filopalestinesi tra i leader europei. I miliardi di All Iberian furono dirottati da Craxi all'Olp. E questo a Fort Langley non lo dimenticano. In più, gli anni dal '92 in avanti sono sotto amministrazioni democratiche: le più interventiste e implacabili».

Quando incontrò per la prima volta Berlusconi? Che cosa pensa davvero di lui, come uomo e come politico?
«Era il 1974, io ero da poco ministro. Passeggiavo per Roma con il collega Adolfo Sarti quando incontrai Roberto Gervaso, che ci invitò a cena per conoscere un personaggio interessante. Era lui. Parlò per tutta la sera dei suoi progetti: Milano 2 e Publitalia. Non ho mai votato per Berlusconi, ma da allora siamo stati sempre amici, e sarò testimone al matrimonio di sua figlia Barbara. Certo, poteva fare a meno di far ammazzare Caio Giulio Cesare e Abramo Lincoln...».

Ci sono accuse più recenti.
«Non facciamo i moralisti. Il premier britannico Wilson fece nominare contessa da Elisabetta la sua amante e capo di gabinetto. Noi galantuomini stiamo con la Pompadour. Quindi, stiamo con la Carfagna ».

Lei non è mai stato un grande estimatore di Veltroni. Come le pare si stia muovendo? Resisterà alla guida del Pd, anche dopo le Europee?
«E che cosa è il Pd? Io mi iscriverei meglio a ReD, il movimento di D'Alema, di cui ho anche disegnato il logo: un punto rosso cerchiato oro. Veltroni è un perfetto doroteo: parla molto, e bene, senza dire nulla. Perderà le Europee, ma resisterà; e l'unica garanzia per i cattolici nel Pd che non vogliono morire socialisti».

Perché le piace tanto D'Alema?
«Perché come me per attaccare i manifesti elettorali è andato di giro nottetempo con il secchio di colla di farina a far botte. Perché è un comunista nazionale e democratico, un berlingueriano di ferro, e quindi un quasi affine mio, non della mia bella nipote Bianca Berlinguer che invece è bella, brava e veltroniana. E poi è uno con i coglioni. Antigiustizialista vero, e per questo minacciato dalla magistratura ».

Cosa pensa dei giovani cattolici del Pd? Chi ha più stoffa tra Franceschini, Fioroni, Follini, Enrico Letta?
«Sono una generazione sfortunata. Il loro futuro è o con il socialismo o con Pierfurby Casini».

Come si sta muovendo suo figlio Giuseppe in politica? E' vero che lei ha un figlio "di destra" e una figlia, Annamaria, "di sinistra"?
«Li stimo molto entrambi. Tutti e due sono appassionati alla politica come me. Mia figlia è di sinistra, dalemiana di ferro, e si iscriverà a ReD. Mio figlio è un conservatore moderno, da British Conservative Party. Io pencolo più verso mio figlio».

E' stato il matrimonio il grande dolore della sua vita?
«Non amo parlare delle mie cose private. Posso solo dire che la madre dei miei figli era bellissima, intelligentissima, bravissima, molto colta. Che ha educato benissimo i ragazzi. E che io l'ho amata molto».

da corriere.it


sabato 12 luglio 2008

Il vescovo di Crotone: "Indispensabili le impronte ai bambini rom"

L’Arcivescovo di Crotone monsignor Domenico Graziani bacchetta Famiglia Cristiana. Come è noto, il prestigioso settimanale Paolino, ha lanciato un servizio molto critico nei confronti dell’iniziativa governativa che propone di prendere le impronte digitali ai bambini di etnia rom presenti in Italia. Monsignor Domenico Graziani, la cui Diocesi si trova in una zona fortemente interessata dal fenomeno immigrazione dissente con garbo dal settimanale.

Eccellenza, il Ministro dell’Interno Maroni chiede di raccogliere le impronte digitali dei bimbi rom presenti in Italia. Il settimanale Famiglia Cristiana è insorto: qual è la sua posizione?
“In linea teorica, ma solo teorica, Famiglia Cristiana parla bene. Ma che ne sanno loro? Nel loro servizio partono dal classico buonismo cattolico autolesionista che alla fine premia giochi o interessi criminali molto più forti e presenti. Il parlare chiaro mi impone poi di dire che da tempo la sinistra cavalca la tigre dell’immigrazione clandestina come strumento di lotta politica e non è giusto speculare su drammi tanto forti e penosi”.
Insomma, Lei è favorevole alla presa delle impronte digitali…
“Nel concreto, si. Ho parlato a lungo con le forze di polizia, con il Prefetto e mi sono fatto un’idea chiara. Le impronte servono per dare un’identità a bimbi che spesso non la hanno. Non possedendo dati documentali si prestano al commercio degli organi, a delitti su commissione da parte di bande di adulti senza scrupoli. Insomma, tutti noi chiediamo collaborazione alla polizia e alle forze dell’ordine, quando qualcuno si muove come ha fatto il Governo, ecco le critiche. È necessario dare un’identità a questi bimbi proprio nel loro interesse e per stroncare traffici criminali”.
Passiamo all’immigrazione clandestina, la Santa Sede si è espressa in senso contrario al reato o all’aggravante, Lei di che opinione è?
“Intanto non mi sembra giusto definirli clandestini, ma irregolari. Ovvio che compito dei cattolici e della Chiesa è quello della solidarietà e dell’accoglienza. Quello dell’immigrazione è un fenomeno disumano, un vero business per pochi delinquenti. Credo che il problema vada risolto con la collaborazione dei Paesi rivieraschi, anche se esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia. L’esodo ormai è una isteria di massa e produce guadagni spaventosi per pochissimi. Ne parlo con competenza di causa. Nella mia diocesi esiste un Centro di temporanea accoglienza ormai ingestibile e lancio l’allarme: è una vera bomba ad orologeria, ormai ingestibile”.

giovedì 10 luglio 2008

Un Uomo

Un ruggito di dolore si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna. Zi,zi,zi! Vive,vive,vive!
Un ruggito che non aveva nulla di umano.
Il popolo insomma. Quel popoli che fino a ieri t'aveva scansato, lasciato solo come un cane scomodo, ignorandoti quando dicevi: non lasciatevi intruppare dai dogmi, dalle uniformi, dalle dottrine, non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di sè stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
Ora ti ascoltavano, ora che eri morto.
[...] E faceva un caldo atroce quel mercoledì 5 maggio 1976, il puzzo dei petali cotti appestava, mi toglieva il respiro quanto la certezza che tutto ciò non sarebbe durato che un giorno, poi il ruggito si sarebbe spento, il dolore si sarebbe dissolto nell'indifferenza: il Potere avrebbe vinto ancora una volta. L'eterno Potere che non muore mai, cade sempre per risorgere dalle sue ceneri.
[...] Poi coloro che chiamavi rivoluzionari del cazzo, futuri seguaci dei fanatici, degli assassini che sparano rivolverate in nome del proletariato e della classe operaia aggiungendo abusi agli abusi, infamie alle infamie, potere essi stessi. E guardali mentre alzano il pugno, gli ipocriti, con le loro barbette da falsi sovversivi, la loro grinta borghese di burocrati a venire, padroni a venire. Infine i preti, sintesi d'ogni potere presente passato e futuro, di ogni prepotenza, di ogni dittatura.
[...] Fu così che viaggiando per sentieri ora limpidi e ora foschi di nebbia, ora aperti al passaggio e ora ostruiti da rovi e liane, le due facce della vita senza le quali non esisterebbe la vita, ricalcando piste a me note perchè le avevamo tracciate insieme o quasi ignote perchè le conoscevo esclusimente attraverso gli episodi che mi avevi narrato, andai alla ricerca della tua fiaba. La solita fiaba dell'eroe che si batte da solo, preso a calci, vilipeso, incompreso.
La solita storia dell'uomo che rifiuta di piegarsi alle chiese, alle paure, alle mode, agli schemi ideologici, aai principi assoluti da qualsiasi parte essi vengano,e predica la libertà.
La solita tragedia dell'individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti.

mercoledì 9 luglio 2008

Che poi...che sarà mai 'sta rivoluzione?

Ed è proprio in una serata qualunque, epilogo di un periodo di merda, che ci accorgiamo che niente nella nostra vita va bene.
"Oggi inizia la mia rivoluzione".
Ma che vorranno mai dire 'ste parole? Rivoluzione de che?
No ragazzi, non è la rivoluzione di cui sentirete parlare dai vari Marx o Guevara.
E' qualcosa che va oltre...è "una generazione bruciata che sogna di rinascere dalle proprie ceneri".
E' il semplice sfogo di qualcuno che ha deciso che forse è giunta l'ora di riappropiarsi di sè stessi.
Qualcuno che è stufo di dover prendere decisioni in base a canoni prestabiliti.
La rivoluzione dell'anima.
Non chiediamo niente di impossibile, perchè dalla vita abbiamo avuto tutto.
Ma una vita che si davvero NOSTRA...no, quella no. Non l'abbiamo mai avuta.
Sempre influenzate da qualcuno che ci voleva in quel modo: comprensive, pazienti, amiche.
Ma ora chi decide siamo noi.
E adesso...provate a fermarci.


P.S.: sicuramente la diretta interessata capirà che questo post è dedicato a lei. E grazie della riflessione...sono bastate due parole a farmi capire cosa in realtà si dovrebbe fare.
Tu puoi iniziare la tua Rivoluzione. Io no.
Ancora non ne ho il coraggio. Ma forse presto sarò costretta.
Come ho già detto...sono un equilibrio instabile. Sono ogni giorno il contrario del giorno prima.
Chi vuole intendere intenda:D

martedì 8 luglio 2008

Quando il disordine avanza...

L'entropia in un sistema isolato non può diminuire...
Sono un equilibrio instabile.
Una mente con dS>0
Questo è tutto.Che fare?

giovedì 3 luglio 2008

MEME

COSA STAI FACENDO? Heart of Glass_Blondie
COME TI SENTI OGGI? Il tempo delle cattedrali_Riccardo Cocciante
COM’E’ LA TUA VITA IN QUESTO PERIODO? Falsi eroi_GDV
COSA TI ASPETTA DOMANI? I consigli di un pirla_Articolo 31
COS’HAI IN PROGRAMMA PER QUESTO WEEKEND? Il mio nome è mai più_Jovantti,Pelù,Liga
STILE DI VITA? Pensieri e parole_Lucio Battisti
QUAL E’ IL TUO PIU’ GRANDE SEGRETO? Spirale ovale_Articolo 31
CHE RAPPORTO HAI CON LA TUA FAMIGLIA? Dio è morto_Francesco Guccini
CHE RAPPORTO HAI CON GLI AMICI? El tango de Roxenne
CON L’ALTRO SESSO? Sola_GDV
CON IL MONDO? Nostalgia canaglia_Albano&Romina
COM’E’ LA TUA VITA AMOROSA IN QUESTO MOMENTO? Rewind_Vasco Rossi
COME SARA’ DOMANI? Faccetta nera
LA GENTE SEGRETAMENTE TI BRAMA? What I've done_Linking Park
COM’ERA LA TUA INFANZIA? Quelli che_GDV
I TUOI GIORNI DI LICEO? Baby beat box_Stylophonic
QUAL E’ LA CANZONE ADATTA AL TUO MIGLIORE AMICO? Noi no_Articolo 31
QUAL E’ LA CANZONE DEL TUO PEGGIOR NEMICO? Only time_Enya
QUAL E’ LA COSA PIU’ BELLA DEI TUOI AMICI? Gente che spera_Articolo 31
COME TI CONSIDERA LA TUA FAMIGLIA? Bella_Riccardo Cocciante
GLI AMICI? My angel Gabriel_Lamb
L’ALTRO SESSO? Gli anni_883
COME TI VEDI TU? Gli uomini non cambiano_Mia Martini
COM’E’ LA TUA PERSONALITA’? Don't cry for me Argentina
LA TUA FILOSOFIA DI VITA? Due su due_Articolo 31
COME GUIDI? Hotel Californi_Eagles
IL TUO TIPO IDEALE? Rise up_Yves Larock
SE UN CAMIONISTA TI OFFRISSE UNA CARAMELLA CHE FARESTI? Zombie_Cranberries
IL PAZZO ALLA FERMATA DEL BUS TI DICE? Sally_Vasco Rossi
TI SPOSERAI? Sweet Dreams_Marylin Manson
CHE CANZONE SUONERA’ AL TUO MATRIMONIO? Dicembre degli Aranci_Mango
AVRAI FIGLI? Vivo per lei_Andrea Bocelli
AVRAI UNA VITA FELICE? Povera Patria_Franco Battiato
COME MORIRAI? Another Brick in the wall_Pink Floyd

mercoledì 18 giugno 2008

CHE FARO'

Ed io ci credo davvero, e pensando al mio passato

Vivo in fondo ogni giorno come se fosse l'ultimo che mi hai regalato

combatto anche la noia a denti stretti

E sorrido per ogni risultato che raggiungo

E se piango rimango anche una notte intera sveglio

Pensando domani sarà sempre meglio!


venerdì 13 giugno 2008

ORA BASTA!

BASTA MORTI BIANCHE!!!


Più di 200.000 incidenti sul lavoro in un anno.

Più di 1000 vittime.

Il lavoro nobilita l'uomo, certo. Ma chi ci pensa a restituire dignità alle migliaia di famiglie che hanno perso i loro cari mentre cercavano di portar loro il necessario per vivere?

"Sono un eroe, perchè combatto tutte le ore, sono un eroe, perchè combatto per la pensione... nè rambo, nè rocki, nè fini farebbero quello ke faccio io per i miei bambini..."

Eroi contemporanei. Martiri di una società malata. Vittime di un sistema che non ci tutela.

Basta.

venerdì 6 giugno 2008

"Fascista, non puoi fare l'esame"

da www.lastampa.it
Alla fine ha rinunciato. Niente esame di procedura penale, il terz’ultimo prima della laurea. Augusta Montaruli, 24 anni, studentessa di legge a Torino e dirigente di An-Azione Giovani, ieri mattina è stata affrontata da un gruppetto di autonomi, decisi a impedire le prove d’appello per ricordare gli incidenti alla Sapienza. Lei gira da quattro anni sotto scorta. Tre amici che la proteggono da insulti e anche aggressioni fisiche. «Sono abituata a questo clima, ma oggi era proprio impossibile. Ho ceduto per difendere gli studenti nella mia situazione. Assurdo». «Fascistella, te ne devi andare. Qui non puoi entrare», le urlano. C’è anche uno slogan dedicato e lei: «Le donne di destra non sono liberate, sono solo serve e non emancipate». Le più accanite sono le ragazze. Neanche fosse una questione personale. Augusta è anche protagonista di un fumetto, pubblicato su un sito anarchico. Con una conclusione agghiacciante: «Premi con forza la faccia dell’Augusta per capire che pensa». L’Augusta ha 24 anni, di cognome fa Montaruli. Autonomi e sinistra radicale avevano organizzato il presidio. Immediata la contro-manifestazione dei ragazzi di destra. Lei è un tipo gracile, indossa un trench bianco e resta immobile per ore davanti all’ingresso, circondata dai militanti di An. Di fronte, una ventina di autonomi del collettivo universitario. Nasce così un’interminabile, bizzarra mattinata. Da una parte, verso l’uscita, il gruppetto di antagonisti. In mezzo un robusto cordone di poliziotti, diretti dal capo della Digos di Torino in persona, il vice-questore Giuseppe Petronzi. Ricapitolando: quelli del presidio di An, secondo gli antagonisti (striscione: «Via i nazi-fascisti dall’Università») non dovevano assolutamente uscire dall’ingresso principale, semmai da quello posteriore, tanto da rimarcare una fuga ingloriosa. Gli avversari non hanno ceduto di un millimetro, sino a quando gli appelli non sono finiti. La pazienza dei poliziotti è stata messa a dura a prova. Quando il leader, il dottorando Davide Grasso, ha tentato di aggirare gli agenti del reparto mobile, ed è stato allontanato senza se e senza ma, e quando, al 90’, la polizia è avanzata con decisione, sino a sospingere fuori dai cancelli gli autonomi, fradici di pioggia. Cortine di fumogeni, lanci di uova e slogan funerei: «Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero». Poi richiami nostalgici alle fucilazioni di massa delle «camicie nere». Scene di una guerra virtuale, come non accadeva da tempo, e seguite con estrema nonchalance dalla grandissima maggioranza dagli altri studenti. Acqua a dirotto; sotto le tende del chiosco-bar «Il rettore», gelati e coca-cola per ingannare il tempo, in attesa che lo spettacolo finisse. Chissà, magari con uno scontro vero, e non solo a parole. Risate e battute. Ezio Pelizzetti, il rettore, non ride affatto. «Non credo assolutamente che sia giustificato questo clima di intolleranza. Tutti hanno il diritto a manifestare le proprie idee. L’università è un luogo di confronto, di scambi di idee e di pensiero. Devo dire che gli studenti torinesi sono 75 mila e solo una piccolissima percentuale ha scelto la strada della violenza. Spiace che le forze dell’ordine siano costrette a intervenire per garantire un clima libero. Noi, d’altra parte, che possiamo fare? Spiace per la studentessa, che ha rinunciato a sostenere l’esame».

SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO!
In questo momento non riesco a definire con delle semplici parole questo atto osceno compiuto da coloro che inneggiano alla democrazia, alla libertà di parola, alla pace.
Bravi cari compagniucci, ancora una volta avete dimostrato che dietro quella maschera di finto buonismo nascondete un atteggiamento violento e tremendamente "coglione"...(scusate la volgarità ma qui è concessa)
Intanto,cara Augusta, tu continua per la tua strada, sempre a testa alta.
Perchè il nostro movimento rappresenta quanto di più pulito e giusto ci possa essere tra il marciume che caratterizza la gioventù italiana.
E ne siamo orgogliosi.

mercoledì 4 giugno 2008

CONTINUATE PURE. NOI SIAMO IRRAGIUNGIBILI.

Non c'è nessun problema. Noi non abbiamo problemi.
Noi siamo quelli che ci credono davvero.
Quelli che prima o poi ..."cambierà,certo che cambierà".
Noi, quelli che questo mondo lo cambiano,
perchè non si fanno certo cambiare dal mondo.
Quelli per la giustizia,la verità,la Patria...
Noi, quelli che... "ritti sulla cima del mondo
scagliamo ancora una volta la nostra sfida alle stelle"
Non ci vedrai mai sbagliare, o soffrire,
perché noi non ti faremo vedere niente.

E questo è tutto quello che vi è dato sapere.
Quello che potete vedere con i vostri occhi ingordi.
Tu, uomo qualunque.

venerdì 30 maggio 2008

Pensieri

Tutte le volte che il destino mi ha detto no,

ho ricordato quelle lacrime versate una sera,

su una sponda lontana,

da un vecchio che forse per la prima volta

guardava in faccia la sua vita…


Qualcuno...

Qualcuno era fascista perché una vita felice è impossibile, il massimo è una vita eroica
Qualcuno era fascista perchè sentiva la necessità di rivoltarsi contro l’ordine moderno..
perchè forse non voleva niente ma lo voleva con tutte le sue forze..
qualcuno era fascista perché si voleva sentire al di la di se stesso,
al di la della personale fatica quotidiana,
e resistere perché si sentiva parte di qualcosa che esisteva molto prima del fascismo
e andava oltre… era una generazione nata con le ali bruciate
che sognava di risorgere dalle proprie ceneri…

giovedì 22 maggio 2008

23 maggio 1993 - 23 maggio 2008 PER NON DIMENTICARE.


« Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana »


16 anni fa moriva il giudice Giovanni Falcone, ucciso insieme

alla sua compagna e alla scorta dalla mafia.

16 anni dopo la mafia è ancora viva e vegeta.

Ma 16 anni dopo, noi non dimentichiamo...

perchè "le sue idee camminano sulle nostre gambe"...

perchè "lo vogliamo sentire davvero quel dolce profumo di libertà"...

perchè "la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere"...

perchè Giovanni Falcone in tutto questo ci credeva...



martedì 20 maggio 2008

Castelli di Rabbia

.. quando la gente ti dirà che hai sbagliato...

e avrai errori dappertutto dietro al schiena, fregatene.

Ricordatene.

Devi fregartene.

Tutte le bocce di cristallo che hai rotto erano solo vita...

non sono quelli gli errori...

quella è vita...

e la vita vera magari è proprio quella che si spacca,

quella vita su cento che alla fine si spacca.....

io questo l'ho capito,

il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro....

le sue piccole tristi biglie infrangibili.....

e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo.....

sono belle, a me è piaciuto guardarle,

per tutto il tempo che ti sono stata vicino...

ci si vede dentro tanta di quella roba.....

é una cosa che ti mette l'allegria addosso...

non smetterla mai.....

e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita,

a modo suo.....

meravigliosa vita.

sabato 10 maggio 2008

INTERVISTA AL MINISTRO GIORGIA MELONI

"Aiuterò i veri eroi: i precari che fanno figli"

Roma - È il ministro più giovane della storia d’Italia. Ma lei non vuole enfatizzare, e sospira: «Così dicono gli uffici delle statistiche». Ha battuto per un anno il primato di Enrico Letta nel primo governo Prodi. Il primo abbraccio «a Fabio Rampelli, il dirigente che mi ha buttato in pista a 21 anni, candidata alla Garbatella. Quella sì che era una follia». Arriva alla cerimonia del Quirinale a piedi («sono 300 metri, che dovevo prendere? Il cavallo» ), dopo essersi avvicinata al centro con la sua ormai leggendaria Mini verde. Al ministero qualcuno era un po’ stupito. Lei si tiene ancorata al principio stabilito quando è diventata vicepresidente della Camera: «Se c’è un’esigenza di rappresentanza uso l’auto blu, se no guido da me». Facciamo l’intervista mentre corre da Palazzo Chigi a Saxa Rubra, per il primo programma televisivo del suo mandato.

Chiedo speranzoso: «Qui c’è un’esigenza di servizio?». Giorgia Meloni sorride:
«No, non mi pare». E così finiamo in quattro nella Mini (guida lei): il neo ministro, la sua portavoce Giovanna, e il suo caposegreteria Giovanbattista.
Un minuto prima del giuramento al Quirinale dov’era?
(Sorride) «A brindare nel bar di Alfonso un nostro militante, che ha il locale in via IV novembre».
Sua madre Anna, si è emozionata più questa volta o per l’elezione a Montecitorio?
«Questa volta non se lo aspettava. Se le racconto cos’è successo oggi...».
Cos’è successo?
(Altro sorriso) «Stava facendo la spesa al solito banco del mercato della Garbatella, è arrivato uno della radio e si è messo a chiedere a quelli dei banchi: “Qualcuno conosce la Meloni?”».
E sua madre?
«Il pizzicarolo che in italiano sarebbe quello del banco degli alimentari, le ha lanciato un’occhiata e le ha detto: “Signò me sa che deve parlà lei”».
Sarebbe interessante sapere cosa ha detto la signora Anna.
«Non lo so neanch’io, anche a me farebbe piacere».
Parliamo di cose serie, adesso cambia il numero di telefono?
«Ma che scherza? Non lo cambio da dieci anni...»
Così la chiamano tutti...
«Ecco, approfittiamo dell’intervista, oggi sono riuscita a rispondere a 100 sms. Poi sono andata in tilt. Per i restanti 712 mi impegno a farlo prima della fine della legislatura»
Tutti che le chiedono il primo provvedimento...
«E io li deludo rispondendo: il primo non c’è. Come il secondo e il terzo».
Qui mi aspetto un colpo di scena.
(Sospira) «Vede, i provvedimenti arrivano, li devi varare. Quello che vorrei portare di nuovo è un’idea complessiva. L’idea che si devono cambiare le regole del gioco per la generazione precaria, ovvero quel popolo di persone dai 14 ai 40 anni che oggi devono vivere senza stipendio fisso, senza casa, senza la possibilità di costruirsi una famiglia»
E da dove si comincia?
«In un Paese come questo, che è in mano alle caste e ai privilegi, dalla rivoluzione del merito».
Ovvero?
«Sostituendo l’egualitarismo della sinistra un’idea un po’ chic e un po’ brutale per cui dovremmo essere tutti uguali, con l’uguaglianza».
Qual è la differenza?
«Aspirare all’uguaglianza del punto di partenza ovvero le pari opportunità per tutti piuttosto che l’uguaglianza del punto di arrivo, ovvero il livellamento di tutti».
Ha in mente degli strumenti per farlo?
«I primi due sono il prestito d’onore e la detassazione per le giovani imprese. Il che vuol dire sostenere i giovani, e i loro progetti, indipendentemente dal censo e dal loro patrimonio familiare. Ovvero rompere i privilegi delle rendite che hanno bloccato quelli che in questo Paese avevano delle idee».
Eppure oggi in Italia i giovani fanno notizia solo per delitti e violenze.
«Ed è un altro dei pallini che ho in testa. Passare dal racconto della degenerazione a quello di una generazione. Spostare i riflettori dalle storie di degrado, e provare a raccontare e a far emergere le piccole storie di coraggio quotidiano».
Lei usa la parola coraggio?
«Sì, che cos’altro serve per raccontare ragazzi e ragazze che devono lavorare il triplo per ottenere la metà dei loro padri».
Chi è secondo lei uno di questi eroi quotidiani?
«I precari che fanno figli anche se non sanno come riusciranno a pagargli la scuola. Noi, - intendo i media, la politica, le istituzioni - in questi anni abbiamo guardato solo ai bulli, ai teppisti, ai mostri da stadio. Adesso bisogna provare a voltare pagina»
Lei per anni ha fatto battaglia contro la Melandri, ora prende il suo posto.
«Non condividevo le sue idee, ma ovviamente riconosco che le ha sostenute con serietà e con grande impegno».
Teme la sua opposizione, adesso?
(Grande risata) «So che si era lamentata perché l’avevamo combattuta con un sito ironico politico, melandrina.it. Se riesce a fare meloncina.it mi tolgo il cappello».

di Luca Telese

domenica 4 maggio 2008

OGGI MI SENTO STRANO

Credo che oggi parlerò di lei

di com'è bella mentre mi sorride

e delle parole che io le direi

quando il silenzio piano ci divide .

Credo che oggi parlerò di lei

delle sue mani e dei suoi occhi neri

e non saprete quanto la vorrei

quando si chiude dentro i suoi pensieri.

Si però va bè , mi sento un po' un coglione

che questo non è un disco di Battisti

io dovrei parlare di rivoluzione

fare canzoni dure da fascisti

si però scusate oggi mi sento strano

ho quel sorriso fisso nella mente

e ve lo dico col cuore in mano

oggi del Duce non mi frega niente.

Credo che oggi parlerò di lei

di quando ride e poi di quando è stanca.

Credo che oggi parlerò di lei

che sono solo e sento che mi manca.

Credo che oggi parlerò di lei

dei suoi capelli e poi della sua voce

Credo che oggi parlerò di lei

di lei che corre via così veloce.

Si però vabè mi sento un po' un coglione

con quel sorriso fisso nella mente

ed ora parliamo di rivoluzione

che tanto a lei non gli frega niente

delle parole di questa canzone

e delle notti che io sono sveglio.

Ora parliamo di rivoluzione

che forse poi mi sentirò un po' meglio...


giovedì 1 maggio 2008

SERGIO VIVE!



SERGIO RAMELLI 29 Aprile 1975-29 Aprile 2008.

Trentatrè anni,caro Sergio. Trentatrè anni che abbiamo vissuto,in cerca di un sogno. Trentatrè anni che a Te sono stati rubati,senza un perché.Perché ricordarsi ancora di Sergio ? Perché i giovani conoscano un passato recente dell’Italia nata dalla resistenza durante il quale migliaia di giovani bollati come fascisti e picchiatori, furono in realtà vittime dell’odio insegnato ai figli dai padri ancora non sazi del sangue del 1945 e da cattivi maestri che tale odio coltivavano ed insegnavano. Perché tale odio oggi non ritorni e consegni le Tre Guerre Civili Italiane finalmente alla storia. Anche se,purtroppo, ancora oggi c’è chi plaude a chi lancia cavalletti ed inneggia agli assassini di Nassirya.

Erano gli anni di “Uccidere un fascista non è reato” o di “Se vedi un punto nero spara a vista:o è un Carabiniere o è un Fascista”, ma anche di “Ora e sempre,resistenza !”. Erano gli anni non certo “formidabili” come qualcuno ha invece scritto . E dove purtroppo “la meglio gioventù” ghettizzava altra gioventù.Erano gli anni in cui una famiglia normale fu colpita da una tragedia immane.Sergio era nato il 6 luglio 1956,undici anni dopo la fine della guerra.Giocava al pallone e tifava Inter. Gli piaceva Celentano. Portava i capelli lunghi e non amava il barbiere.Aveva un motorino,un Ciao . E si iscrisse all’Istituto Tecnico Molinari a Milano perché amava la matematica e la chimica. Anzi,avrebbe voluto laurearsi in chimica. Era bravo,e spesso passava i compiti ai compagni di scuola; generoso, allegro, mai uno screzio.Aveva una ragazza, Flavia.L’ultimo anno di scuola si venne a sapere che Sergio era di Destra,che frequentava il Fronte della Gioventù ed il MSI. E fu l’inizio di un calvario.Come risulta dagli atti del processo contro i suoi assassini,Ramelli fu più volte prelevato a forza dalla sua classe e minacciato.In seguito, in data 13 gennaio 1975 venne circondato in strada da 80 studenti e costretto a cancellare alcune scritte apparse sui muri del Molinari.A scuola scrisse un tema contro le Brigate Rosse:e questo fu la sua condanna.A fine gennaio il fratello Luigi,scambiato per Sergio,fu aggredito da due giovani con chiavi inglesi.Il 3 febbraio ,mentre si recava a scuola col padre per presentare domanda di trasferimento ad altra scuola, venne costretto a passare nel corridoio dell’istituto tra due file di “compagni”, venne insultato e colpito, tant’è che svenne. Il Preside ed alcuni professori che scortarono padre e figlio fino all’uscita,vennero a loro volta malmenati.Il 9 marzo Sergio e Luigi vennero assediati per mezz’ora in un bar di viale Argonne da una ventina di “bravi ragazzi” con bandiere rosse.Anche un altro giovane di Destra del Molinari,Claudio N.venne picchiato e costretto al ritiro.Infine, a coronamento del tutto, alle ore 13 del 13 marzo 1975, mentre appoggiava il motorino in Via Paladini , la vile aggressione: il “cosiddetto” servizio d’ordine della Facoltà di Medicina di Avanguardia Operaia lo circondò e lo colpì sulla testa con grosse chiavi inglesi, quelle Hazet 36 (fascio dove sei?, diceva un altro slogan) allora tristemente famose.Ricoverato al Policlinico, alternò momenti d’incoscienza a brevi momenti di ripresa, fino a morire il 29 aprile.Mentre Sergio era in coma, anche Luigi venne nuovamente minacciato. Il giorno prima della morte ci fu un corteo di “antifascisti” sotto casa Ramelli, con scritte e manifesti pieni di minacce.Poi ci furono funerali quasi vietati, con i partecipanti costretti ad arrivare alla spicciolata, tutti fotografati dai compagni per un vero schedario che venne ritrovato mesi più avanti; il corteo impedito,il consigliere comunale missino Staiti ed alcuni ragazzi fermati dalla polizia, altri spintonati, un prete minacciato d’arresto perché protestava.Questa la storia di allora:poi vi fu un processo dove gli assassini furono tutti condannati. Brave persone,si diceva . Certo, chi studiava Medicina come faceva a sapere l’effetto di una Hazet 36 calata con forza ripetutamente su una testa ? Ora sono tutti fuori,brave persone,con famiglia e figli….Ed ora finalmente oggi, 29 aprile 2005 i giardini pubblici ,tra via Bronzino e via Pinturicchio della Sua, della mia Milano, saranno a Lui dedicati. Anche se c’è ancora molta gente che odia e che scrive sui muri, oggi come allora , ”Tutti i fascisti come Ramelli,con una riga rossa tra i capelli”…Gente che ha fatto la Resistenza. Fieri dell’Italia che costruirono. A loro dedico le parole dette da un religioso che portava il fazzoletto azzurro dei Volontari della Libertà alla vista dei Funerali Negati a Sergio: ”Non è questa l’Italia per la quale ho combattuto: questa non è un’Italia né LIBERA né DEMOCRATICA”.Addio Sergio, Tu che conosci la Vera Pace in Cristo, prega per questa povera Patria insieme a tanti altri Camerati caduti in quegli anni ’70 .

A noi, resta il Tuo Ricordo e l’incarico di raccontare sempre questa tragedia di un giovane normale colpito da un odio senza perché.


martedì 29 aprile 2008

Ora viviamo il sogno di un’amore impossibile

da www.gianfrancoturino.it

Ti porto per mano sulla rupe tarpea e tratteniamo il fiato, per gettarci giù in apnea in questo mondo fatato, di virtù legionarie e altari senza tempo e viali levigati dalle carezza del vento…Comincia così una delle canzoni più belle e sconosciute dedicate a Roma..Una canzone che oggi sentiamo ancora più nostra, perchè per la prima volta sentiamo veramente nostra la Roma dei Papi e dei Cesari.Roma.. un sogno mai realizzato, un’amore immenso quanto inspiegabile, la città che fa vibrare il cuore a chiunque, anche se solo per un semplice giorno, abbia militato nella file della Destra Italiana.Non è facile spiegare cosa rappresenta Roma nell’immaginario di uno come me, di uno degli ultimi ragazzi del fronte della gioventù e dei primi di Azione Giovani.Proverò con alcuni esempi, già conscio, però, del rischio di banalizzare il discorso.Roma è il primo amore del Liceo, quell’amore irraggiungibile, inarrivabile, ma bello da vivere nel silenzio del proprio cuore. Roma è quel ballo che avresti voluto fare con la ragazza più bella della scuola, ma non hai avuto mai il coraggio di proporlo certo di un rifiuto. Roma è un primo appuntamento sempre sognato ma mai arrivato. Roma è un amore da sempre presente, ma mai vissuto se non ne i propri sogni.Oggi invece, Roma è nostra, l’abbiamo finalmente conquistata, arrivando al suo cuore, stiamo finalmente ballando e la stringiamo a noi, stiamo vivendo quel primo appuntamento ed è tutto mmolto più bello di come ci appariva in sogno.Eccoci Roma, siamo sotto casa, scendi e proprio stasera non fare la stupida…Un ultimo pensiero al fatto che la nostra giornata storica sia proprio il 28 Aprile.. Quante volte ci siamo chiesti se ne valeva la pena, se i sacrifici fatti da chi ci ha preceduto valessero il nostro impegno.. Oggi possiamo dire ai nostri morti: riposate in pace fratelli, il vostro sacrificio è la nostra bandiera, e speriamo che oggi, guardandoci da lassù, ci possiate sorridere soddisfatti di noi.

lunedì 28 aprile 2008

Grande vittoria di Gianni Alemanno a Roma!


Al Campidoglio il candidato del Centrodestra, Gianni Alemanno, si impone con 53,7% contro 46,3% di Rutelli.
Dopo 17 anni di amministrazione di questa sinistra...finalmente Roma cambia!
FORZA GIANNI!

giovedì 24 aprile 2008

XXV Aprile 1945-2008

Muoio per la mia Patria, spero che il mio esempio serva ai miei compagni...

perdono coloro che mi giustiziano, perchè non sanno che l'uccidersi

tra fratelli non produrrà mai la concordia...

(Lettera di un condannato della Resistenza)


...il perdono: perdonateli anche voi!

Noi abbiamo tentato seguendo una strada, altri seguendone un'altra...

Faccia Iddio che il sangue versato da entrambi non abbia bagnato

invano la nostra Terra!

(Lettera di un condannato a morte della RSI)


PER UNA PACIFICAZIONE NAZIONALE,

PER NON ODIARE MAI PIU'!

martedì 15 aprile 2008

Fratellanza

Il camerata non è un compagno d'arme o di partito,

ma un fratello di sangue, di cui si ha piena fiducia.

Il più grande atto di fiducia che un uomo può fare

è affidare la propria vita ad un'altra persona.

Ebbene un camerata guarda alla vita dell'altro camerata c

ome fosse la sua, e viceversa.

Adoro questi ragazzi.

Leon Degrelle

giovedì 20 marzo 2008

Tibet: Giorgia Meloni,Italia ritiri ambasciatori impegnati in Cina




L’Italia ritiri i suoi ambasciatori”. A chiederlo e’ la vicepresidente della Camera ed esponente di An-Pdl Giorgia Meloni che in un a nota spiega: “Come purtroppo temevamo e’ stata la censura la risposta della Cina agli appelli mossi dalla comunita’ internazionale. Se il Governo di Pechino crede che sia sufficiente oscurare l’informazione per placare le polemiche sul mancato rispetto dei diritti umani si sbaglia: l’Italia ritiri i suoi ambasciatori impegnati in Cina e si mobiliti in sede internazionale affinche’ sia rivista la scelta del Cio sull’assegnazione dei giochi Olimpici 2008″. Giorgia Meloni annuncia inoltre che “domani, in occasione della conferenza stampa organizzata da Azione Giovani, alle 11 e trenta in Piazza Colonna, esprimeremo ancora una volta la nostra piu’ viva solidarieta’ al popolo tibetano attraverso la testimonianza diretta del presidente dell’associazione delle donne tibetane, Dechen Dolkan che abbiamo invitato e che partecipera’ all’incontro”.

No alle olimpiadi in Cina


martedì 11 marzo 2008

domenica 24 febbraio 2008

Oceano Mare

Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se,

per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.

E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano

e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci,

con la leggerezza di una sola parola, addio.

Questo, davvero, sarebbe meraviglioso.

Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.

E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente,

si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare.

Farsi ferire, anche.

Morirne.

Non importa.

Ma tutto sarebbe, finalmente umano.

Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.

Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,

in questa terra che non vuole parlare.

Strada clemente, e bella.

Una strada da qui al mare.

martedì 12 febbraio 2008

AG Crotone in Piazza per ricordare le vittime delle foibe

Domenica 10 febbraio, Giornata del ricordo in memoria dell’esodo giuliano-dalmata e delle vittime delle Foibe, Azione Giovani Crotone è scesa in Piazza per ricordare una tragedia che ha colpito questi nostri fratelli così a lungo dimenticati!
La serata si è aperta con la “Fiaccolata della Memoria”, momento molto importante per la nostra comunità,e successivamente abbiamo allestito una mostra nel centro della città.
Ci siamo infatti ritrovati in Piazza Umberto e dopo una breve fiaccolata abbiamo deposto una corona di fiori sul monumento ai Caduti per la Patria.
È stata una commemorazione particolarmente sentita dai ragazzi, proprio perché noi, ad un valore così importante come l’amor di Patria, ci crediamo davvero!
E il silenzio che ha occultato per decenni una pagina così triste della nostra storia ci indigna,ci ferisce.
Proprio per questo non smetteremo mai di ricordare.
Ricordare le migliaia di vittime delle Foibe, ma soprattutto ricordare a tutti coloro che per anni hanno taciuto su questa tragedia, che non è così che si giungerà ad una memoria condivisa.
Perché una storia fatta di silenzi, falsificazioni, bugie, non è maestra di vita.
Proprio per questo Azione Giovani Crotone sarà sempre in prima linea nel ricordare questa tragedia sconosciuta!
Perché noi, non dimentichiamo.

domenica 10 febbraio 2008

IO RICORDO!



"La storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita"


10 FEBBRAIO: GIORNO DEL RICORO IN MEMORIA DELL'ESODO GIULIANO-DALMATA E DELLE VITTIME DELLE FOIBE.


Ore 17:30 a P.zza Umberto Azione Giovani Crotone organizza una fiaccolata in ricordo di questi nostri fratelli così a lungo dimenticati!

venerdì 8 febbraio 2008

INTOLLERANZA

Ogni giorno che passa è come un treno che arriva e c'è qualcuno che
aspetta
mentre il cuore ti suda nel vedere la gente che sorpassa di fretta
e la pioggia che cade come fosse un sergente ti strappa dal letto
c'è qualcuno che chiede, c'è qualcuno che fruga e c'è qualcuno
sospetto
Ma un amore in soffitta è come fosse un mantello che ti scalda
le spalle
è un amico lontano chiuso dentro una cella che si guarda le stelle
Ed è lontano dal mare, e non lo puoi tollerare,allora esprimi la tua intolleranza e facci un bastone con cui poterti rialzare
prendi a calci la vita come fosse un somaro che non vuol camminare,un sasso da strada che non vuol rotolare, per quello che vale...
La violenza che hai dentro è come il tuo passaporto ed il fuoco alle
spalle
un tuo messaggio ha lasciato un impronta diversa ed è una preghiera alle
stelle
e la gente che hai intorno e che non ti riconosce e che ti fredda lo
sguardo
tu hai la forza del vento, hai la storia del vento, e del vento hai il ricordo
ogni amico che parte è un bicchiere che s'alza ed è una stretta di
mano
ma il tuo sguardo più forte, i tuoi sogni più veri, lo proteggono bene
Non lo vedrai ritornare, e non lo puoi tollerare,
allora scaglia la tua intolleranza verso la notte per non farla calare
accendi un fuoco nella tua vita, che si riscaldi o che si faccia bruciare,
per quello che vale una vita normale, è una freccia nel cielo...

giovedì 31 gennaio 2008

"ERI BELLA"

Era bello il tuo sorriso e la mano che mi davi,
eri bella e mi stringevi e a gridare mi aiutavi.
Era bello stare insieme sopra i banchi e sui divani,
era bello dissetarmi con l' amore che mi davi.
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati .
E sei morta in un convento o sul banco di un chirurgo
e sei morta in consultorio o sei nuda in un giornale.
E ora guardi i giorni indietro e li vivi chiusi in casa,
forse pensi e mi sorridie mi immagini per strada .
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati.
E hai dimenticato tutto e io forse sto morendo,
sto morendo nella scuola,sto morendo nel lavoro,
forse sanguino in questura,
forse in piedi in tribunaleo
disteso in una piazza o distrutto in una cella.
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,eri bella,
eri bella, e ribellati .


lunedì 28 gennaio 2008

Riflessioni

Instabilità...insicurezza,voglia di cambiare,e questa volta davvero...
Per non perdere la rotta,per non arenare su spiaggie sconosciute e deserte...
Ma il cuore non vuol sentire la ragione.
Indietro non si torna. Non più.
E allora perchè tormentarsi l'anima?
"…Se un essere solo anziché ispirarci tutt’al più irritazione, piacere o noia,
ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema,
se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo,
e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi,
ecco verificarsi il prodigio sorprendente..."

venerdì 25 gennaio 2008

lunedì 7 gennaio 2008

A 30 anni dalla strage di Acca Larentia: per non dimenticare!

"Poi una sera di gennaio, resta fissa nei pensieri, troppo sangue sparso sopra i marciapiedi..."


- 7 gennaio 1978 -Come spesso accadeva in quegli anni, la giornata stava trascorrendo in un clima abbastanza teso. Alle 18.20 circa, un gruppo di militanti del Fronte della Gioventù esce dalla sezione di Acca Larenzia per andare a fare un volantinaggio. Immediatamente un commando di 5 o 6 persone (l’attentato sarà in seguito rivendicato dai Nuclei Armati per il contropotere territoriale) apre il fuoco contro i ragazzi del Fronte. Franco Bigonzetti è il primo ad essere colpito. Un altro ragazzo, ferito ad un braccio, riesce a rientrare in sezione e si chiude dentro. Gli altri si gettano a terra, ma il commando spara di nuovo e colpisce Francesco Ciavatta, che stava tentando di salire sulle scalinate a fianco del portone della sezione. Cade a terra. Morirà poco dopo in ambulanza. Alla notizia dell’agguato, costato la vita a due ragazzi, a due militanti poco più che ventenni, davanti alla sezione di Acca Larenzia si raduna una gran folla: forze dell’ordine, membri del partito, giornalisti, ma soprattutto giovani, i camerati dei ragazzi uccisi, forse quelli colpiti più da vicino da quel gesto folle. La tensione è altissima. Un giornalista ed un cameraman, dopo aver ripercorso le tappe dell’agguato, si fermano accanto ad una macchia di sangue e uno dei due vi getta distrattamente sopra un mozzicone di sigaretta. I ragazzi presenti reagiscono in malo modo: i due vengono malmenati e ne nascono tafferugli e scontri. I carabinieri lanciano lacrimogeni. Il capitano Sivori, impugnata la sua pistola, cerca di sparare nel mucchio dei manifestanti, ma l’arma si inceppa. Si fa dare allora la pistola di un suo sottoposto, si inginocchia e prende la mira: questa volta i proiettili partono, e viene colpito Stefano Recchioni, che morirà dopo 48 ore di agonia (9 gennaio). “(…) Mentre siamo in riunione arriva la notizia che nella sede di Acca Larenzia i compagni hanno sparato di nuovo (…). Quella sera del 7 gennaio, presi dalla rabbia per la morte di Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti, i ragazzi iniziano gli slogan di protesta contro carabinieri e celere, che sono lì davanti alla sezione per prevenire incidenti. Quella loro presenza di controllo è inaccettabile (…). Il tono delle grida aumenta e dalla parte dei carabinieri iniziano a sparare lacrimogeni. La distanza tra noi missini e i carabinieri è minima e non si capisce perché ci sparino addosso. Indietreggio. Mi giro e vedo a terra quel ragazzo biondo con cui stavo parlando poco prima. E’ Stefano Recchioni e torno indietro per aiutarlo a rialzarsi. Gli metto una mano dietro la testa per sollevargliela e gli occhi azzurri gli roteano all’indietro. Sulla mano ho una strana sensazione di caldo: provo a tirarlo su, ma quando la macchia di sangue si allarga sui miei jeans, capisco che non è stato colpito da un lacrimogeno, ma da un proiettile alla nuca. Da una parte i carabinieri, dall’altra chi ha cercato riparo verso la sezione e si aspetta un’altra carica. Sulla strada è rimasto il corpo di Stefano, che continuo a tenere tra le braccia. Non darà più segni di vita e il mio grido di aiuto non basterà a fermare quel sangue e a salvargli la vita. Non verso nessuna lacrima, ma niente da quel momento sarà più come prima”.

da NEL CERCHIO DELLA PRIGIONE - Francesca Mambro


Rivolta generazionale!

Rivolta generazionale!