giovedì 10 luglio 2008

Un Uomo

Un ruggito di dolore si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna. Zi,zi,zi! Vive,vive,vive!
Un ruggito che non aveva nulla di umano.
Il popolo insomma. Quel popoli che fino a ieri t'aveva scansato, lasciato solo come un cane scomodo, ignorandoti quando dicevi: non lasciatevi intruppare dai dogmi, dalle uniformi, dalle dottrine, non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di sè stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
Ora ti ascoltavano, ora che eri morto.
[...] E faceva un caldo atroce quel mercoledì 5 maggio 1976, il puzzo dei petali cotti appestava, mi toglieva il respiro quanto la certezza che tutto ciò non sarebbe durato che un giorno, poi il ruggito si sarebbe spento, il dolore si sarebbe dissolto nell'indifferenza: il Potere avrebbe vinto ancora una volta. L'eterno Potere che non muore mai, cade sempre per risorgere dalle sue ceneri.
[...] Poi coloro che chiamavi rivoluzionari del cazzo, futuri seguaci dei fanatici, degli assassini che sparano rivolverate in nome del proletariato e della classe operaia aggiungendo abusi agli abusi, infamie alle infamie, potere essi stessi. E guardali mentre alzano il pugno, gli ipocriti, con le loro barbette da falsi sovversivi, la loro grinta borghese di burocrati a venire, padroni a venire. Infine i preti, sintesi d'ogni potere presente passato e futuro, di ogni prepotenza, di ogni dittatura.
[...] Fu così che viaggiando per sentieri ora limpidi e ora foschi di nebbia, ora aperti al passaggio e ora ostruiti da rovi e liane, le due facce della vita senza le quali non esisterebbe la vita, ricalcando piste a me note perchè le avevamo tracciate insieme o quasi ignote perchè le conoscevo esclusimente attraverso gli episodi che mi avevi narrato, andai alla ricerca della tua fiaba. La solita fiaba dell'eroe che si batte da solo, preso a calci, vilipeso, incompreso.
La solita storia dell'uomo che rifiuta di piegarsi alle chiese, alle paure, alle mode, agli schemi ideologici, aai principi assoluti da qualsiasi parte essi vengano,e predica la libertà.
La solita tragedia dell'individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti.

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Rivolta generazionale!

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