giovedì 31 gennaio 2008

"ERI BELLA"

Era bello il tuo sorriso e la mano che mi davi,
eri bella e mi stringevi e a gridare mi aiutavi.
Era bello stare insieme sopra i banchi e sui divani,
era bello dissetarmi con l' amore che mi davi.
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati .
E sei morta in un convento o sul banco di un chirurgo
e sei morta in consultorio o sei nuda in un giornale.
E ora guardi i giorni indietro e li vivi chiusi in casa,
forse pensi e mi sorridie mi immagini per strada .
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati.
E hai dimenticato tutto e io forse sto morendo,
sto morendo nella scuola,sto morendo nel lavoro,
forse sanguino in questura,
forse in piedi in tribunaleo
disteso in una piazza o distrutto in una cella.
Eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,
eri bella, eri bella, e ribellati,eri bella,
eri bella, e ribellati .


lunedì 28 gennaio 2008

Riflessioni

Instabilità...insicurezza,voglia di cambiare,e questa volta davvero...
Per non perdere la rotta,per non arenare su spiaggie sconosciute e deserte...
Ma il cuore non vuol sentire la ragione.
Indietro non si torna. Non più.
E allora perchè tormentarsi l'anima?
"…Se un essere solo anziché ispirarci tutt’al più irritazione, piacere o noia,
ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema,
se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo,
e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi,
ecco verificarsi il prodigio sorprendente..."

venerdì 25 gennaio 2008

lunedì 7 gennaio 2008

A 30 anni dalla strage di Acca Larentia: per non dimenticare!

"Poi una sera di gennaio, resta fissa nei pensieri, troppo sangue sparso sopra i marciapiedi..."


- 7 gennaio 1978 -Come spesso accadeva in quegli anni, la giornata stava trascorrendo in un clima abbastanza teso. Alle 18.20 circa, un gruppo di militanti del Fronte della Gioventù esce dalla sezione di Acca Larenzia per andare a fare un volantinaggio. Immediatamente un commando di 5 o 6 persone (l’attentato sarà in seguito rivendicato dai Nuclei Armati per il contropotere territoriale) apre il fuoco contro i ragazzi del Fronte. Franco Bigonzetti è il primo ad essere colpito. Un altro ragazzo, ferito ad un braccio, riesce a rientrare in sezione e si chiude dentro. Gli altri si gettano a terra, ma il commando spara di nuovo e colpisce Francesco Ciavatta, che stava tentando di salire sulle scalinate a fianco del portone della sezione. Cade a terra. Morirà poco dopo in ambulanza. Alla notizia dell’agguato, costato la vita a due ragazzi, a due militanti poco più che ventenni, davanti alla sezione di Acca Larenzia si raduna una gran folla: forze dell’ordine, membri del partito, giornalisti, ma soprattutto giovani, i camerati dei ragazzi uccisi, forse quelli colpiti più da vicino da quel gesto folle. La tensione è altissima. Un giornalista ed un cameraman, dopo aver ripercorso le tappe dell’agguato, si fermano accanto ad una macchia di sangue e uno dei due vi getta distrattamente sopra un mozzicone di sigaretta. I ragazzi presenti reagiscono in malo modo: i due vengono malmenati e ne nascono tafferugli e scontri. I carabinieri lanciano lacrimogeni. Il capitano Sivori, impugnata la sua pistola, cerca di sparare nel mucchio dei manifestanti, ma l’arma si inceppa. Si fa dare allora la pistola di un suo sottoposto, si inginocchia e prende la mira: questa volta i proiettili partono, e viene colpito Stefano Recchioni, che morirà dopo 48 ore di agonia (9 gennaio). “(…) Mentre siamo in riunione arriva la notizia che nella sede di Acca Larenzia i compagni hanno sparato di nuovo (…). Quella sera del 7 gennaio, presi dalla rabbia per la morte di Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti, i ragazzi iniziano gli slogan di protesta contro carabinieri e celere, che sono lì davanti alla sezione per prevenire incidenti. Quella loro presenza di controllo è inaccettabile (…). Il tono delle grida aumenta e dalla parte dei carabinieri iniziano a sparare lacrimogeni. La distanza tra noi missini e i carabinieri è minima e non si capisce perché ci sparino addosso. Indietreggio. Mi giro e vedo a terra quel ragazzo biondo con cui stavo parlando poco prima. E’ Stefano Recchioni e torno indietro per aiutarlo a rialzarsi. Gli metto una mano dietro la testa per sollevargliela e gli occhi azzurri gli roteano all’indietro. Sulla mano ho una strana sensazione di caldo: provo a tirarlo su, ma quando la macchia di sangue si allarga sui miei jeans, capisco che non è stato colpito da un lacrimogeno, ma da un proiettile alla nuca. Da una parte i carabinieri, dall’altra chi ha cercato riparo verso la sezione e si aspetta un’altra carica. Sulla strada è rimasto il corpo di Stefano, che continuo a tenere tra le braccia. Non darà più segni di vita e il mio grido di aiuto non basterà a fermare quel sangue e a salvargli la vita. Non verso nessuna lacrima, ma niente da quel momento sarà più come prima”.

da NEL CERCHIO DELLA PRIGIONE - Francesca Mambro


mercoledì 2 gennaio 2008

Rivolta generazionale!

Rivolta generazionale!