venerdì 30 maggio 2008

Pensieri

Tutte le volte che il destino mi ha detto no,

ho ricordato quelle lacrime versate una sera,

su una sponda lontana,

da un vecchio che forse per la prima volta

guardava in faccia la sua vita…


Qualcuno...

Qualcuno era fascista perché una vita felice è impossibile, il massimo è una vita eroica
Qualcuno era fascista perchè sentiva la necessità di rivoltarsi contro l’ordine moderno..
perchè forse non voleva niente ma lo voleva con tutte le sue forze..
qualcuno era fascista perché si voleva sentire al di la di se stesso,
al di la della personale fatica quotidiana,
e resistere perché si sentiva parte di qualcosa che esisteva molto prima del fascismo
e andava oltre… era una generazione nata con le ali bruciate
che sognava di risorgere dalle proprie ceneri…

giovedì 22 maggio 2008

23 maggio 1993 - 23 maggio 2008 PER NON DIMENTICARE.


« Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana »


16 anni fa moriva il giudice Giovanni Falcone, ucciso insieme

alla sua compagna e alla scorta dalla mafia.

16 anni dopo la mafia è ancora viva e vegeta.

Ma 16 anni dopo, noi non dimentichiamo...

perchè "le sue idee camminano sulle nostre gambe"...

perchè "lo vogliamo sentire davvero quel dolce profumo di libertà"...

perchè "la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere"...

perchè Giovanni Falcone in tutto questo ci credeva...



martedì 20 maggio 2008

Castelli di Rabbia

.. quando la gente ti dirà che hai sbagliato...

e avrai errori dappertutto dietro al schiena, fregatene.

Ricordatene.

Devi fregartene.

Tutte le bocce di cristallo che hai rotto erano solo vita...

non sono quelli gli errori...

quella è vita...

e la vita vera magari è proprio quella che si spacca,

quella vita su cento che alla fine si spacca.....

io questo l'ho capito,

il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro....

le sue piccole tristi biglie infrangibili.....

e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo.....

sono belle, a me è piaciuto guardarle,

per tutto il tempo che ti sono stata vicino...

ci si vede dentro tanta di quella roba.....

é una cosa che ti mette l'allegria addosso...

non smetterla mai.....

e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita,

a modo suo.....

meravigliosa vita.

sabato 10 maggio 2008

INTERVISTA AL MINISTRO GIORGIA MELONI

"Aiuterò i veri eroi: i precari che fanno figli"

Roma - È il ministro più giovane della storia d’Italia. Ma lei non vuole enfatizzare, e sospira: «Così dicono gli uffici delle statistiche». Ha battuto per un anno il primato di Enrico Letta nel primo governo Prodi. Il primo abbraccio «a Fabio Rampelli, il dirigente che mi ha buttato in pista a 21 anni, candidata alla Garbatella. Quella sì che era una follia». Arriva alla cerimonia del Quirinale a piedi («sono 300 metri, che dovevo prendere? Il cavallo» ), dopo essersi avvicinata al centro con la sua ormai leggendaria Mini verde. Al ministero qualcuno era un po’ stupito. Lei si tiene ancorata al principio stabilito quando è diventata vicepresidente della Camera: «Se c’è un’esigenza di rappresentanza uso l’auto blu, se no guido da me». Facciamo l’intervista mentre corre da Palazzo Chigi a Saxa Rubra, per il primo programma televisivo del suo mandato.

Chiedo speranzoso: «Qui c’è un’esigenza di servizio?». Giorgia Meloni sorride:
«No, non mi pare». E così finiamo in quattro nella Mini (guida lei): il neo ministro, la sua portavoce Giovanna, e il suo caposegreteria Giovanbattista.
Un minuto prima del giuramento al Quirinale dov’era?
(Sorride) «A brindare nel bar di Alfonso un nostro militante, che ha il locale in via IV novembre».
Sua madre Anna, si è emozionata più questa volta o per l’elezione a Montecitorio?
«Questa volta non se lo aspettava. Se le racconto cos’è successo oggi...».
Cos’è successo?
(Altro sorriso) «Stava facendo la spesa al solito banco del mercato della Garbatella, è arrivato uno della radio e si è messo a chiedere a quelli dei banchi: “Qualcuno conosce la Meloni?”».
E sua madre?
«Il pizzicarolo che in italiano sarebbe quello del banco degli alimentari, le ha lanciato un’occhiata e le ha detto: “Signò me sa che deve parlà lei”».
Sarebbe interessante sapere cosa ha detto la signora Anna.
«Non lo so neanch’io, anche a me farebbe piacere».
Parliamo di cose serie, adesso cambia il numero di telefono?
«Ma che scherza? Non lo cambio da dieci anni...»
Così la chiamano tutti...
«Ecco, approfittiamo dell’intervista, oggi sono riuscita a rispondere a 100 sms. Poi sono andata in tilt. Per i restanti 712 mi impegno a farlo prima della fine della legislatura»
Tutti che le chiedono il primo provvedimento...
«E io li deludo rispondendo: il primo non c’è. Come il secondo e il terzo».
Qui mi aspetto un colpo di scena.
(Sospira) «Vede, i provvedimenti arrivano, li devi varare. Quello che vorrei portare di nuovo è un’idea complessiva. L’idea che si devono cambiare le regole del gioco per la generazione precaria, ovvero quel popolo di persone dai 14 ai 40 anni che oggi devono vivere senza stipendio fisso, senza casa, senza la possibilità di costruirsi una famiglia»
E da dove si comincia?
«In un Paese come questo, che è in mano alle caste e ai privilegi, dalla rivoluzione del merito».
Ovvero?
«Sostituendo l’egualitarismo della sinistra un’idea un po’ chic e un po’ brutale per cui dovremmo essere tutti uguali, con l’uguaglianza».
Qual è la differenza?
«Aspirare all’uguaglianza del punto di partenza ovvero le pari opportunità per tutti piuttosto che l’uguaglianza del punto di arrivo, ovvero il livellamento di tutti».
Ha in mente degli strumenti per farlo?
«I primi due sono il prestito d’onore e la detassazione per le giovani imprese. Il che vuol dire sostenere i giovani, e i loro progetti, indipendentemente dal censo e dal loro patrimonio familiare. Ovvero rompere i privilegi delle rendite che hanno bloccato quelli che in questo Paese avevano delle idee».
Eppure oggi in Italia i giovani fanno notizia solo per delitti e violenze.
«Ed è un altro dei pallini che ho in testa. Passare dal racconto della degenerazione a quello di una generazione. Spostare i riflettori dalle storie di degrado, e provare a raccontare e a far emergere le piccole storie di coraggio quotidiano».
Lei usa la parola coraggio?
«Sì, che cos’altro serve per raccontare ragazzi e ragazze che devono lavorare il triplo per ottenere la metà dei loro padri».
Chi è secondo lei uno di questi eroi quotidiani?
«I precari che fanno figli anche se non sanno come riusciranno a pagargli la scuola. Noi, - intendo i media, la politica, le istituzioni - in questi anni abbiamo guardato solo ai bulli, ai teppisti, ai mostri da stadio. Adesso bisogna provare a voltare pagina»
Lei per anni ha fatto battaglia contro la Melandri, ora prende il suo posto.
«Non condividevo le sue idee, ma ovviamente riconosco che le ha sostenute con serietà e con grande impegno».
Teme la sua opposizione, adesso?
(Grande risata) «So che si era lamentata perché l’avevamo combattuta con un sito ironico politico, melandrina.it. Se riesce a fare meloncina.it mi tolgo il cappello».

di Luca Telese

domenica 4 maggio 2008

OGGI MI SENTO STRANO

Credo che oggi parlerò di lei

di com'è bella mentre mi sorride

e delle parole che io le direi

quando il silenzio piano ci divide .

Credo che oggi parlerò di lei

delle sue mani e dei suoi occhi neri

e non saprete quanto la vorrei

quando si chiude dentro i suoi pensieri.

Si però va bè , mi sento un po' un coglione

che questo non è un disco di Battisti

io dovrei parlare di rivoluzione

fare canzoni dure da fascisti

si però scusate oggi mi sento strano

ho quel sorriso fisso nella mente

e ve lo dico col cuore in mano

oggi del Duce non mi frega niente.

Credo che oggi parlerò di lei

di quando ride e poi di quando è stanca.

Credo che oggi parlerò di lei

che sono solo e sento che mi manca.

Credo che oggi parlerò di lei

dei suoi capelli e poi della sua voce

Credo che oggi parlerò di lei

di lei che corre via così veloce.

Si però vabè mi sento un po' un coglione

con quel sorriso fisso nella mente

ed ora parliamo di rivoluzione

che tanto a lei non gli frega niente

delle parole di questa canzone

e delle notti che io sono sveglio.

Ora parliamo di rivoluzione

che forse poi mi sentirò un po' meglio...


giovedì 1 maggio 2008

SERGIO VIVE!



SERGIO RAMELLI 29 Aprile 1975-29 Aprile 2008.

Trentatrè anni,caro Sergio. Trentatrè anni che abbiamo vissuto,in cerca di un sogno. Trentatrè anni che a Te sono stati rubati,senza un perché.Perché ricordarsi ancora di Sergio ? Perché i giovani conoscano un passato recente dell’Italia nata dalla resistenza durante il quale migliaia di giovani bollati come fascisti e picchiatori, furono in realtà vittime dell’odio insegnato ai figli dai padri ancora non sazi del sangue del 1945 e da cattivi maestri che tale odio coltivavano ed insegnavano. Perché tale odio oggi non ritorni e consegni le Tre Guerre Civili Italiane finalmente alla storia. Anche se,purtroppo, ancora oggi c’è chi plaude a chi lancia cavalletti ed inneggia agli assassini di Nassirya.

Erano gli anni di “Uccidere un fascista non è reato” o di “Se vedi un punto nero spara a vista:o è un Carabiniere o è un Fascista”, ma anche di “Ora e sempre,resistenza !”. Erano gli anni non certo “formidabili” come qualcuno ha invece scritto . E dove purtroppo “la meglio gioventù” ghettizzava altra gioventù.Erano gli anni in cui una famiglia normale fu colpita da una tragedia immane.Sergio era nato il 6 luglio 1956,undici anni dopo la fine della guerra.Giocava al pallone e tifava Inter. Gli piaceva Celentano. Portava i capelli lunghi e non amava il barbiere.Aveva un motorino,un Ciao . E si iscrisse all’Istituto Tecnico Molinari a Milano perché amava la matematica e la chimica. Anzi,avrebbe voluto laurearsi in chimica. Era bravo,e spesso passava i compiti ai compagni di scuola; generoso, allegro, mai uno screzio.Aveva una ragazza, Flavia.L’ultimo anno di scuola si venne a sapere che Sergio era di Destra,che frequentava il Fronte della Gioventù ed il MSI. E fu l’inizio di un calvario.Come risulta dagli atti del processo contro i suoi assassini,Ramelli fu più volte prelevato a forza dalla sua classe e minacciato.In seguito, in data 13 gennaio 1975 venne circondato in strada da 80 studenti e costretto a cancellare alcune scritte apparse sui muri del Molinari.A scuola scrisse un tema contro le Brigate Rosse:e questo fu la sua condanna.A fine gennaio il fratello Luigi,scambiato per Sergio,fu aggredito da due giovani con chiavi inglesi.Il 3 febbraio ,mentre si recava a scuola col padre per presentare domanda di trasferimento ad altra scuola, venne costretto a passare nel corridoio dell’istituto tra due file di “compagni”, venne insultato e colpito, tant’è che svenne. Il Preside ed alcuni professori che scortarono padre e figlio fino all’uscita,vennero a loro volta malmenati.Il 9 marzo Sergio e Luigi vennero assediati per mezz’ora in un bar di viale Argonne da una ventina di “bravi ragazzi” con bandiere rosse.Anche un altro giovane di Destra del Molinari,Claudio N.venne picchiato e costretto al ritiro.Infine, a coronamento del tutto, alle ore 13 del 13 marzo 1975, mentre appoggiava il motorino in Via Paladini , la vile aggressione: il “cosiddetto” servizio d’ordine della Facoltà di Medicina di Avanguardia Operaia lo circondò e lo colpì sulla testa con grosse chiavi inglesi, quelle Hazet 36 (fascio dove sei?, diceva un altro slogan) allora tristemente famose.Ricoverato al Policlinico, alternò momenti d’incoscienza a brevi momenti di ripresa, fino a morire il 29 aprile.Mentre Sergio era in coma, anche Luigi venne nuovamente minacciato. Il giorno prima della morte ci fu un corteo di “antifascisti” sotto casa Ramelli, con scritte e manifesti pieni di minacce.Poi ci furono funerali quasi vietati, con i partecipanti costretti ad arrivare alla spicciolata, tutti fotografati dai compagni per un vero schedario che venne ritrovato mesi più avanti; il corteo impedito,il consigliere comunale missino Staiti ed alcuni ragazzi fermati dalla polizia, altri spintonati, un prete minacciato d’arresto perché protestava.Questa la storia di allora:poi vi fu un processo dove gli assassini furono tutti condannati. Brave persone,si diceva . Certo, chi studiava Medicina come faceva a sapere l’effetto di una Hazet 36 calata con forza ripetutamente su una testa ? Ora sono tutti fuori,brave persone,con famiglia e figli….Ed ora finalmente oggi, 29 aprile 2005 i giardini pubblici ,tra via Bronzino e via Pinturicchio della Sua, della mia Milano, saranno a Lui dedicati. Anche se c’è ancora molta gente che odia e che scrive sui muri, oggi come allora , ”Tutti i fascisti come Ramelli,con una riga rossa tra i capelli”…Gente che ha fatto la Resistenza. Fieri dell’Italia che costruirono. A loro dedico le parole dette da un religioso che portava il fazzoletto azzurro dei Volontari della Libertà alla vista dei Funerali Negati a Sergio: ”Non è questa l’Italia per la quale ho combattuto: questa non è un’Italia né LIBERA né DEMOCRATICA”.Addio Sergio, Tu che conosci la Vera Pace in Cristo, prega per questa povera Patria insieme a tanti altri Camerati caduti in quegli anni ’70 .

A noi, resta il Tuo Ricordo e l’incarico di raccontare sempre questa tragedia di un giovane normale colpito da un odio senza perché.


Rivolta generazionale!

Rivolta generazionale!